Nel 1400 i nobili Della Valle sono feudatari di Montaldo Bormida, borgo distante da Trisobbio circa 3 km, in direzione del quale si apriva una delle “porte”, ancora ricordata nella toponomastica del paese come “ponte dell’Annunziata”, sovrastante lo Sferisterio, a poca distanza dal Municipio.
La figura di Suor Cecilia viene ricordata dalla omonima piazzetta, intitolata lungo via Garibaldi, facente parte del cerchio esterno del borgo e dalla quale si gode il panorama verso le piscine e Cremolino.
Nata a Trisobbio, Cecilia verrà destinata, come le sorelle maggiori e minori, a diventare suora, nello specifico suora di clausura nell’ordine delle Clarisse presso il monastero di Santa Chiara in Alessandria.
Insieme a lei saranno nel convento, oltre le sorelle, anche la figlia e la nipote di G.B. Spinola, signore di Trisobbio, che vennero portate al monastero indossando “corone d’oro, seta e perle”.
Cecilia, già nell’infanzia ricevette dalla famiglia, una educazione particolare, dato che essa copriva sia la lettura e scrittura sia le arti come il canto, senza distinzioni tra figli maschi o femmine, caso abbastanza distante rispetto agli usi del tempo.
La Cronaca scritta da Cecilia copre il periodo dal 1400 a quasi il 1600, sebbene sia stata scritta a posteriori, basandosi sia sui racconti delle consorelle più anziane sia sui suoi ricordi e presenta alcuni aspetti interessanti.
– descrive le abitudini e i ritmi del convento, con le diverse mansioni e abitudini
– ovviamente descrive anche i cambiamenti delle regole e delle abitudini dovute alle diverse disposizioni religiose, alla nascita di nuovi correnti e ai cambi di “gestione” dovuti alle diverse badesse o ai loro superiori.
– nello stesso momento ci fornisce indicazioni di cosa erano e cosa divennero i conventi, passando da periodi di “ricchezza” sia personale (camicie di tela, pellicce, scarpe, pantofole, letti di piume) sia comune, dato che in almeno una occasione il monastero venne depredato di circa 30 bovini oltre ad altri animali da cortile a periodi di “povertà” dovuti sia ad una interpretazione più stringente delle regole che imponeva una riduzione delle comodità personali (spesso accompagnata da forti proteste) sia alle vicende storiche (assedi, saccheggi) che imponeva giocoforza ridurre le spese, ad esempio cambiando le stoviglie in terracotta, fragili, con altre in stagno e impedendo l’acquisto di tessuti per gli abiti.
– si può anche cogliere il “sentire comune” dato che il monastero, pur essendo di clausura, non è assolutamente scollegato dalla realtà, sia per i legami delle monache con le loro famiglie, sia per le attività quotidiane, sia per le esigenze storiche che portano le religiose a confrontarsi con i vari signori locali, le ordinanze e le vicende politiche o economiche del territorio.
– il sentire comune viene anche riportato tramite le indicazioni dei vari visitatori (predicatori, santi, superiori) che indicano quali, nella loro visione, sono gli atteggiamenti da cambiare e indirettamente dal prestigio che il convento ottiene nei diversi periodi, testimoniato sia dalle offerte e dall’arrivo di novizie di nobili natali, sia dal trasferimento delle religiose presso altre strutture bisognose di essere riorganizzate.
Il continuo scambio di informazioni e contatti tra le figure religiose e quelle cittadine permette alle religiose di conoscere i dettagli sia della politica locale che “internazionale”, i passaggi di potere, le visite di regnanti o nobili di alto lignaggio, che vengono riportate sia per l’aspetto storico (e i benefici o i danni portati al convento) sia in un’ottica “educativa” come esempi di favore o castigo divino, testimoniando, anche in questi passaggi, quale fosse l’atteggiamento e il sentire comune.
Vi sono passaggi in cui l’arrivo delle novizie o la morte delle consorelle sono raccontati non solo con dovizia di dettagli ma anche con evidenti “elaborazioni” quali fenomeni luminosi o acustici che accompagnano la salita al cielo delle sorelle, visioni che indirizzano le donne verso la vocazione, punizioni divine che colpiscono i pretendenti o i parenti che si oppongono al destino…
E se una nobile “locale” badessa di quello che, ad oggi, sarebbe una piccola comunità religiosa “dentro” una città di dimensioni non internazionali può permettersi di criticare le origini di alti prelati o anche di Papi, esprimere giudizi su questo o quel signore, è un indice di quali fossero le prerogative delle famiglie e dei ruoli ricoperti.